“È il due novembre 2065: Il Giorno dei Morti. A Necroville i morti stanno organizzando una festa… e tutti sono invitati. Perché nel ventunesimo secolo la nanotecnologia ha rivoluzionato le leggi della nascita, della morte e dell’entropia. I morti risorti costituiscono circa un terzo della popolazione mondiale, e sono la spina dorsale della sua forza-lavoro. Hanno la loro cultura, i loro costumi… e í loro ghetti, la Necroville. E stanotte è la loro notte. A Necroville giungono cinque giovani per tener fede a una promessa, e sono tutti in cerca di qualcosa che neppure loro stessi conoscono. Quando i loro sentieri s’incrociano, ed essi si scoprono attratti sempre più in profondità nei misteri della vita dopo la morte, ognuno si ritroverà irrimediabilmente cambiato. “
Queste sono le premesse di Necroville di Ian McDonald (Desolation Road, Il Fiume degli Dei, La Terra Infranta) , romanzo nominato nel 1994 come Best Novel al BSFA Award. L’idea di fondo è che, come suggerito da Watson, quando le nanotecnologie diventeranno concrete il primo desiderio dell’umanità sarà la ricerca dell’immortalità.
Così, grazie a una fervida inventiva e al suo talento, McDonald cammina durante il giorno dei morti sulla linea tra i vivi e i morti, affrontando il tema dell’essere e del non essere.
Attraverso una prosa ricca, l’autore dipinge la realtà di Necroville in modo vivido e credibile, un mondo variopinto, esotico, a tratti psichedelico al punto da sembrare intinto nell’acido di una fantascienza distopica e post-cyberpunk.
L’opera (nota anche come Terminal Cafè) è infatti impregnata di un ventaglio di idee brillanti a cominciare dalla morte della morte stessa, con i morti che rinascono grazie alla nanotecnologia, per proseguire con l’incontro di prostitute non-morte, lupi mannari, dinosauri e un’invasione della Terra da parte di operatori spaziali risorti.
Per quanto il romanzo non sia troppo lungo, tanti sono i personaggi, tanti gli elementi, tante le sfumature, tanti gli elementi tecnici e quelli linguistici. Tutto tanto, forse troppo, in un romanzo così denso da essere a tratti disorientante.
Questo non vuol dire che non sia un buon libro, ma che parliamo di un’opera che trasuda preparazione, ingegno e idee e che non si presta per essere letta prima di andare a dormire poiché necessita della giusta dose di attenzione.
Buona lettura da Marc Welder