In questi tempi di guerra tra Russia e Ucraina e tensioni geopolitiche vorrei parlarvi di Guerra Eterna di Joe Haldeman, romanzo antimilitarista vincitore dei premi Nebula, Hugo e Locus.
Quando Bradbury disse che per scrivere bene bisogna scrivere di ciò che si ama, aveva ragione e in questo romanzo Haldeman non solo scrive di ciò che ama, l’astronomia, ma anche di ciò che odia, la guerra; ed entrambe, è evidente, le conosce molto, ma molto bene.
Degno erede di Fanteria dello Spazio di Heinlein, Guerra Eterna è stato capace di portare oltre gli aspetti di natura bellica (armamenti, addestramento, tattica) e astronomica (viaggi interstellari, sfasamenti temporali, applicazioni della fisica), e per quanto non sia un amante della space opera militare ho trovato il romanzo emozionante, scorrevole e avvincente.
Numerosi sono inoltre gli elementi di contorno: l’evoluzione delle tendenze sessuali dei terrestri a causa della sovrappopolazione; l’impraticabilità delle relazioni personali per via dei tempi di percorrenza interplanetari; la disumanizzazione dei soldati, costretti a massacrare i nemici sotto condizionamento mentale.
Il protagonista William Mandella (o se preferite lo stesso Haldeman) colpisce per l’insofferenza contro il non-sense della guerra e per la spiccata sensibilità ed empatia verso tutti gli aspetti più umani della vicenda.
L’invettiva non è solo contro le guerre o contro quello che ha vissuto in Vietnam, ma anche contro tutto ciò che molti reduci hanno vissuto dopo, come appunto i traumi psicologici, il sentirsi abbandonati dalla patria o l’essere strumentalizzati dai media per manipolare l’opinione pubblica.
Guerra Eterna ci ricorda che le guerre sono terribili, ma che esistono anche quelle che vale la pena combattere: quelle alla stupidità, all’incomprensione e all’ignoranza dell’umanità.
Adesso sta noi dimostrare di averlo compreso.
Buona lettura da Marc Welder