“Un agente temporale ha il compito di viaggiare in segreto nel tempo per impedire i crimini di futuri killer e terroristi. L’ultimo incarico che gli viene assegnato prevede che egli recluti se stesso da giovane per rintracciare l’unico criminale che da sempre continua a sfuggirgli…”
Dire che sono molto contento che il film sia stato finalmente distribuito è dir poco. E’ da un po’ di tempo infatti che sto preparando un articolo sui film ingiustamente denigrati e non distribuiti in Italia, ma che vale assolutamente la pena di vedere. Tra i vari titoli presi in esame, uno dei più interessanti era proprio Predestination datato agosto 2014.
Vincitore di quattro premi al AACTA Award e nominato in altri quattro, oltre ad essere vincitore del miglior film e sceneggiatura al Toronto After Dark Film Festival, il film è l’adattamento del racconto “All You Zombies” (Tutti i miei fantasmi) del 1959 di Robert A. Heinlein. La storia racconta la vita di un agente temporale (Hawke) incaricato di fermare in un modo o nell’altro, in uno spazio-tempo o nell’altro, una specie di UnaBomber e salvare migliaia di vite da un devastante attentato a New York. Inoltre, a causa della sua mente provata dai continui salti nel tempo e dalle realtà in continuo cambiamento, dopo l’ultima missione Hawke dovrà prendere contatti e ingaggiare quello che sarà il suo sostituto nella polizia temporale, se stesso.
Il film è diretto dai fratelli Michael e Peter Spierig, già autori dello Sci-Fi/Horror movie low budget Undead e del sottovalutato Daybreakers, lavoro che introduce numerose idee interessanti e che si libera di diversi stereotipi in un periodo dominato da abominevoli vampiri per adolescenti. Anche in Predestination, nonostante lo stesso tema dei viaggi del tempo sia ormai abusato come quello dei vampiri, i registi australiani riescono a donare freschezza al soggetto, scegliendo di concentrarsi sugli errori sempre in agguato, i paradossi! Sì, esatto, sono loro ad essere i protagonisti del film, un labirinto dove è il percorso narrativo a permetterci di seguire e ricomporre i pezzi del puzzle apparentemente slegati l’uno dall’altro. A molti potrà sembrare il solito prevedibile film sui paradossi e viaggi temporali ma, nonostante lo spettatore più attento riuscirà a indovinare il finale, è nel percorso e negli interrogativi sull’identità che tutto assume una maggiore valenza.
Girato con un misero budget di 5 Milioni di dollari gli Spierig scrivono e dirigono un complesso puzzle di coerenze logiche che gira su inganni e “non detto”, salti temporali e flashback, facendo sì che gli inneschi possano svelarsi solamente in conclusione. I fratelli Spierig nascondono così volti e informazioni in alcuni casi in un modo quasi irritante, ma che lo spettatore deve necessariamente accettare se vuole partecipare a questo gioco e non perdere l’effetto sorpresa. L’impresa, bisogna riconoscerlo, è stata molto ardua, ovvero quella di rendere semplice una trama estremamente contorta e va dato onore al merito ai fratelli australiani capaci di rendere lineare un opera non lineare.
Ethan Hawke, l’ormai fedele feticcio degli Spierig, è in grande spolvero come non si vedeva da tempo e riesce a dare profondità al personaggio anche solo grazie alla sua voce (ovviamente consiglio a tutti la versione originale), mentre Sarah Snook è a sua volta degna di nota pur essendo ancora poco conosciuta, una rivelazione che non ti aspetti e della quale sono certo sentiremo parlare ancora.
In conclusione, sulla scia dell’interessante Daybreakers, Michael e Peter Spierig realizzano un’opera tra la fantascienza e il poliziesco di certo non perfetta, ma audace e oltremodo originale che conferma il loro talento forse ancora un po’ acerbo. Posso aggiungere solo una cosa: vedetelo, vedetelo, vedetelo!
Vi auguro una buona visione.