Che cosa dire di It: Capitolo Uno o se volete IT 2017?
Le aspettative erano tante, lo sappiamo, soprattutto da parte dei lettori già delusi nel 1990. Eppure, dire che molte di queste sono state deluse anche adesso non è cosa poi così azzardata.
Ma andiamo per ordine.
Di per se stesso, il film è godibile, come tanti altri horror standard in circolazione. Discreta tensione, colpi a effetto quando ci devono essere, anche, ma a conti fatti è un film che non eccelle in nulla. Altri, infatti, sono i film horror degni di nota in circolazione, spesso e volentieri di produzione indipendente.
Il problema principale, però, di questo film, non è il fatto che il mostro si perda in qualche gratuita perdita di tempo mal costruita o che i balzi dalla sedia sono in fin dei conti telefonati, ma il fatto che stiamo parlando di IT.
Per chi ha letto il libro e per chi non lo ha fatto (è d’OBBLIGO farlo a prescindere, in quanto uno di libri più belli mai scritti), sappiate che il problema principale del nuovo IT è che NON è IT.
L’IT che ci troviamo a guardare sgretola la costruzione del romanzo, che era ed è forse l’unica in grado di poter gestire una storia del genere. La cosa però si sente. E Molto.
La costruzione temporalmente continua ha trasformato la storia dei ragazzi in un film horror come tanti. Ok, bravi Bev, Bill, Ben e Eddie, anche se Richie è un riflesso, Stan è opaco e Mike un nero qualunque. Vadano le reinterpretazioni, gli ammodernamenti, e le libertà narrative.
Ma sono altre e più importanti le cose che non vanno, soprattutto a livello strutturale.
Stiamo parlando di sette protagonisti, tutti con la stessa importanza e profondità: di ambientazione al presente e al passato; di azioni di gruppo; senza contare i personaggi secondari, gli antagonisti, le fobie, e tutta una serie di elementi che non possono ridursi a uno/due film. Cosa che era apparsa già evidente nel 1990.
Molti elementi di corredo che servivano a cementificare e a dare percezione palpabile dell’affiatamento del gruppo si sono perse e questo non è male, è MALISSIMO! Esistono protagonisti e co-protagonisti, cosa inacettabile in un gruppo che dovrebbe essere lui stesso protagonista. E, oltre questo, IT non solo viene ridotto a un mostro che può farti qualcosa se ne hai paura, ma niente se non ne hai, ma viene preso a badilate e sacramentato di mazzate neanche fosse un mostro stronzo qualunque. Così, d’emblée.
E cazzo, no! IT non è questo!
Dov’è finito lo spirito marcio di Derry?
Dov’è quel mostro in realtà inconcepibile archetipo ancestrale di tutti gli orrori?
Dov’è finita la FEDE dei ragazzi nelle loro armi, che diventano efficaci solo perché lo credovo?
Dov’è la fede nella luce dell’anima che sconfigge le tenebre: la purezza dei ragazzi, l’amicizia profonda, l’innocenza perduta, il superamento delle paure grazie all’aiuto degli altri?
Dov’è finito quel romanzo che parla di tutto, nel quale il mostro è solo un pretesto per uno sguardo sullo spaccato sociale come solo King sa fare?
IT è tutto, non è la semplice lotta contro un mostro del cazzo.
Non ne faccio una colpa a Muschietti, che ha comunque l’onta di aver accettato un progetto di partenza fallimentare, ma a chi gliel’ha proposto con l’obiettivo di farne due film. Perché, va detto, se la serie TV in due puntate del 1990 aveva peccato di pochi mezzi, messa a confronto è migliore del il film del 2017 che pecca di profondità e costruzione.
Quello che dovevano fare, motivo forse del perché il saggio Fukunaga se n’è tirato fuori, era una miniserie di quattro, sei, otto puntante, proprio alla True Detective season 1, dove dare il giusto respiro ai protagonisti, al presente, al passato e a tutti quegli elementi che rendevano il romanzo di IT un mondo a sé che va descritto nel suo insieme inscindibile e non per solo alcuni suoi aspetti.
Detto questo, sì, se proprio dovete, vedetelo perché va visto (anche solo per poter essere giudicato), ma magari non spendeteci troppo…
Buona visione (?) da Marc Welder