Orwell 1984
“Era un po’ curioso pensare che il cielo era lo stesso per tutti, in Eurasia, in Estasia, e anche lì. E la gente sotto il cielo, anche, era sempre la stessa gente… dovunque, in tutto il mondo, centinaia o migliaia di milioni di individui, tutti uguali, ignari dell’esistenza di altri individui, tenuti separati da mura di odio e di bugie, eppure quasi gli stessi…”
Quando mi hanno chiesto di recensire 1984 mi sono detto: no, non potrei mai, ma soprattutto non potrei mai dire qualcosa che non sia già stato detto.
Poi però ho riflettuto e ho realizzato che, più che recensire il contenuto di un’opera indiscutibile, fosse molto più importante spiegare perché sia un romanzo imprescindibile che ogni persona dovrebbe aver avuto il piacere di leggere almeno una volta nella vita.
Personalmente lo ritengo un libro illuminante e mi spaventa l’idea che ci sia qualcuno che ancora non l’abbia letto e che creda che il grande fratello sia solo quell’abominio di programma televisivo.
Tutti ne parlano, tutti associano il Grande Fratello con il termine della privacy, ma non tutti sanno che 1984 non è soltanto questo, se non nella sua estrema banalizzazione.
Le allegorie politiche, elucubrate da una delle menti più brillanti del XX secolo e presenti sia in 1984 come ne La fattoria degli animali e non solo, descrivono con straordinaria lucidità e acume temi senza tempo, riscontrabili nel 1948, così come nei nostri giorni.
L’opera, sotto lo slogan «la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza», fa comprendere l’importanza di uscire dall’ignoranza e descrive una serie di elementi e dinamiche quali:
– la fallimentarietà di ogni forma di regime totalitario e oligarchico o democratico che sia.
– la necessità del libero arbitrio per ogni individuo di documentarsi e decidere con la propria testa;
– la percezione di essere parte di una delle tre caste dai ruoli ben distinti e insovvertibili;
– la presenza di meccanismi di controllo e spionaggio (telecamere, chip di credito, gps…);
– l’uso della dis-informazione come arma di ogni regime per la continua ridefinizione della storia;
– l’accettazione di forme di falso antagonismo politico mascherato da resistenza al potere costituito;
eccetera…
Adesso, prendete i punti elencati e chiedetevi: quali di questi mancano alla nostra società?
Sì, è inquietante, lo so.
Si potrebbe parlare di filosofia politica, analisi sociopolitiche autoreferenziali comprensibili solo agli addetti ai lavori, ma non mi pare il caso di tediarvi e, se vorrete approfondire, i mezzi a disposizione li avete.
Posso invece comprendere che molti di voi preferiranno rimanere nell’ignoranza, certo, è comprensibile, è più comodo, ma a volte è necessario accettare la realtà dell’evidenza. Infatti, è proprio questo che ha colto, in anticipo sui tempi, George Orwell, attraverso la definizione di uno spirito distopico che galleggia nel tempo grazie alla sua capacità di essere attuale, vivido e presente.
Sempre.
Una cosa posso promettervi: quando lo leggerete, 1984 toglierà il velo dai vostri occhi e la vostra sensibilità, sociopolitica e non, non tornerà più indietro.
Detto questo, non posso che sperare di avervi persuaso a dargli un’opportunità e augurarvi la più sincera buona lettura.
E ricorda, lettore: «Se vuoi un’immagine del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano… per sempre».
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