Skip to content

Marc Welder

Cos'è dopotutto la realtà se non la percezione della realtà?

Menu
  • Home
  • Recensioni
  • Articoli
  • Opere
    • Romanzi
    • Racconti
    • Sculture
  • Bibliografia
  • Biografia
Menu

Blade Runner 2049 – Un replicante senz’anima

Posted on 07/10/2017


Blade Runner 2049 corre sul filo del rasoio che separa il buon film dal franchise derivativo.

Senza innovazione è un replicante senz’anima.

blade runner 2049Che Blade Runner sia un capolavoro indiscusso, diventato un cult postumo, lo sanno tutti.
Quando ho sentito Scott parlare di un sequel, mi sono detto: “Oh mio Dio! Ti prego, no!” e ero già pronto a commissionare il suo omicidio prima che potesse mettere le mani ignobili su un’altra pietra miliare, dopo il lavoro fatto con Prometheus (prima) e Covenant (poi).

Poi è arrivato l’arcangelo Gabriele: “Sarà Villeneuve il regista”, e ho visto la salvezza! Parole forti, ma sapere che il sequel era stato affidato a colui che si era fatto apprezzare con Prisoners, Enemy, Sicario e Arrival, mi ha fatto tirare un respiro di sollievo. Infatti, non solo Scott se ne era tirato fuori (e già quello mi sarebbe bastato), ma aveva affidato il progetto a uno dei migliori registi nel panorama mainstream.

Risultato dell’equazione era che, per quanto potesse essere brutto, comunque BR49 aveva il potenziale per diventare quantomeno un buon film. E così è stato.

Ma entriamo nel dettaglio…

blade runner 2049Ryan Gosling si rivela essere una buona scelta, nonostante un personaggio “in-animato” non facile da interpretare, ma la vera sorpresa è stata Sylvia Hoeks (Luv), che ha tirato fuori una intensità che non mi sarei mai aspettato dalla “sciacquetta” di La Migliore Offerta. Una Hoeks convincente come la morbida Ana de Armas, dolce e in alcuni momenti anche toccante. Un po’ sottotono invece la Wright che, purtroppo, non convince tanto per un ruolo marziale vicino alla più dura Claire Underwood, quanto per una sceneggiatura un po’ carente sul suo personaggio.

Allo stesso modo, anche Harrison Ford fa quel che può, ma non è abbastanza. Sì, ci mette la presenza scenica, ma anche quella è scarsa e, a parte una fiacca scazzottata e qualche espressione facciale neanche così emotiva, ha fatto ben poco. Quanto a Leto, mah, sì bravo, tutto quello che volete, ma il suo Wallace resta un po’ monotono nei suoi deliri.

La fotografia e le scenografie sono spettacolari (non potevano essere da meno), ma l’effetto che provocano (forse volutamente) è quello di stordire. Sono, infatti, di così forte impatto e meraviglia che ci fanno sentire a casa, ma nel contempo distraggono, al punto da far perdere di vista altri aspetti più importanti.

blade runner 2049Quello che manca, tra le varie cose, è infatti una vera e propria colonna sonora. Le tracce non sono memorabili e la scelta di lasciare spazio ai silenzi e ai rumori ambientali è stata azzeccata. Magari gli autori erano coscienti di non poter arrivare all’apice di Vangelis e sapevano che un qualsiasi tentativo sarebbe potuto sembrare solo un suo maldestro scimmiottamento (colgo l’occasione per suggerire, a tutti coloro che cercano una degna continuazione dell’OST, l’album “Moment Lost – music and art inspired by Blade Runner” di Analog Sweden del 2013).

Quanto alla regia, Villeneuve è impeccabile, perfetto nei tempi, educato, equilibrato nello spingere come nel dare risalto ai personaggi, lasciando che siano loro (o gli stessi silenzi uniti alla fotografia) a riempire alcune scene quasi contemplative. Nel suo essere ammiccare al passato, ha inoltre avuto l’abilità di non imbarazzare il brand BR svendendosi come un blockbuster (ma vedremo i seguiti). Il film, al primo sguardo, è infatti come dovrebbe essere un degno erede di Blade Runner: un film d’autore, riflessivo, intimista, insolito per il panorama contemporaneo.

Nonostante la lunghezza, BR49 si fa ben vedere, soprattutto nella prima parte, con ritmi evocativi e buoni colpi di scena. Nella seconda, invece, si proietta verso il franchising con evocazioni bibliche e un finale aperto (a sviluppi da videogame), che lascia un gusto strano in bocca. Ma ormai lo sappiamo, la sterile Hollywood è al momento incapace di guardare al futuro e gongola nel passato rispolverando vecchie glorie.

blade runner 2049Blade Runner 2049, infatti, non è un film a sé, un momento di spacco tra un prima e un dopo (come il predecessore o come Matrix per intenderci), ma un’opera derivativa che non ha il coraggio di una vita e una dignità propria. Villeneuve non esita a cercare altre strade nel tentativo di ampliare il discorso, ma se avesse creato un vero e proprio spin-off (alla Rogue One, per intenderci – storia a sé, ma stessa ambientazione) forse non avrebbe fatto così male.

C’è poco altro da aggiungere, il primo Blade Runner può piacere, può non piacere (poveri voi), ma ha segnato la storia. Il film di Scott è stato capace di proiettarci in un mondo fino a quel momento innovativo, di speculare su una distopia inquietante e erede diretta del suo tempo: un mondo cupo, sporco, morente e sovrappopolato, così sfortunatamente plausibile da spaventare. Non fu un caso se a suo tempo fu surclassato da altri film di fantascienza dai futuri più positivi, perché Blade Runner ti sbatteva in faccia un futuro scomodo. Blade Runner 2049 questo non lo fa, non porta nulla di nuovo e inquietante, ma si limita a prendere il già fatto, rivederlo e aggiornalo, e marcare i toni che hanno reso celebre il predecessore. Ma dov’è la nuova melodia, quella che ti tocca l’anima?

Quel che manca a Blade Runner 2049 è forse il senso. Le tematiche, sono le stesse, splendide, ma riciclate: chi siamo? dove andiamo? ricerca di un’identità, di un passato, dell’importanza della memoria, di una dignità dell’anima che permetta di vivere e amare. Purtroppo, però, per quanto si voglia inserire anche il tema della creazione, del dare la vita, Blade Runner 2049 non osa. E’ un Blade Runner 2.0, più sporco, più avanzato, più evoluto, sì ben amalgamato con il predecessore, ma che senza una vera e propria innovazione resta un replicante senz’anima.

Buona visione da Marc Welder e da Cronache di un Sole Lontano

Share the post "Blade Runner 2049 – Un replicante senz’anima"

  • Facebook
  • WhatsApp
  • Twitter
  • Pinterest
  • Reddit
  • Email

3 thoughts on “Blade Runner 2049 – Un replicante senz’anima”

  1. Margherita ha detto:
    20/10/2017 alle 12:47 am

    Grazie per questo articolo! Trovo che le sue parole esprimano alla perfezione quello che ho pensato tutto il tempo durante la proiezione del film.
    Non ho avvertito l’anima del primo film né elementi di svolta che avrebbero potuto rendere unico e pregevole questo sequel.
    La colonna sonora è inesistente così come dialoghi o monologhi di particolare rilievo.
    Mah. Non riesco proprio a capire come lo stesso Scott, così “pignolo”, abbia potuto dare la sua benedizione ad una tesina di laurea capitanata dall’insulso Gosling!

  2. Marc Welder ha detto:
    21/10/2017 alle 10:45 am

    Ho cercato di essere il più oggettivo possibile e non è stato affatto facile, cosa che in pochi sono riusciti stando alle recensioni che si trovano in giro.
    Commenti come il tuo mi rincuorano.
    Grazie

  3. Fabio Scarnati ha detto:
    25/03/2018 alle 12:36 am

    Assolutamente d’accordo con questa recensione.
    Molto bella l’ambientazione, bravo Gosling, mediocre la storia, pessima la sceneggiatura, imbarazzante la caratterizzazione dei personaggi. Film inutile, noioso e prevedibile, in una buona cornice (si salva giusto, come detto, la fotografia, dato che anche le musiche non sono assolutamente all’altezza del primo film). Risultato: già dopo i primi minuti ti viene voglia di alzarti e abbandonare la visione e purtroppo questa sensazione mi è rimasta per tutto il film. La pellicola di Scott non era certamente un action movie ed aveva le sue lentezze che però erano funzionali alla solida sceneggiatura, a dare profondità alla stessa e a costruire in maniera alchemica la poesia del film, cioè, in una parola, la sua bellezza pregna di significati. Il film di Villeneuve riesce nell’impresa quasi impossibile di essere persino più lento del suo predecessore, senza peraltro raggiungere gli effetti sperati. Peccato, infatti, che Blade Runner fosse tutt’altro che mera estetica. Ovvio che era impossibile pretendere l’originalità del primo film (Scott, tra l’altro, era avvantaggiato dall’avere tra le mani il libro di Dick, il quale non ha mai scritto un seguito di questa storia. In 2049 gli sceneggiatori hanno dovuto inventare tutto e il risultato, al ribasso, purtroppo si vede). Blade Runner è uno di quei miracoli che riescono una volta sola nella carriera di un regista. In 2049 è la sceneggiatura che non regge, perché se è vero che la trama in un film non è tutto, è altrettanto vero (sarò all’antica) che un film anche e soprattutto di una buona trama dev’essere fatto. E se manca questa tutto crolla come un castello di carte. Ma a dare maggiormente fastidio non è solo e non è tanto il fatto che si tratti di un brutto film (del resto era impossibile replicare la magia del primo, anche se era doveroso sforzarsi di più), quanto il fatto che Villeneuve sia un emerito ruffiano. Finale che finale non è, e dove tutto lascia presagire a un proseguimento della storia in un terzo eventuale film.

Comments are closed.

Ricerca

Marc Welder & Gli Scarichi Infiammati delle Città Distopiche

In evidenza

  • Harlan Ellison, ovvero: la bestia che gridava amore al cuore del mondo
  • 1984 di Orwell – Leggerlo è un dovere
  • Dream Theater – Scenes From a Memory: Metropolis Part 2
  • Tu Leggi Sutter Cane? – Il Seme della Follia di John Carpenter

Articoli recenti

  • Il Seme della Follia e il saggio su Studi Lovecraftiani 21
  • Crimes of the Future di David Cronenberg: la recensione  
  • Harlan Ellison, ovvero: La bestia che gridava amore al cuore del mondo
  • Necroville di Ian McDonald
  • 7 contro il Caos di Ellison e Chadwick – Recensione
  • Joe Haldeman: Guerra Eterna (alla stupidità umana)
  • Recensione di Demonic di Neil Blomkamp
  • Matrix Resurrections – Recensione senza spoiler
  • Einstein Perduto… Una Favolosa Tenebra Informe, di Samuel R. Delany
  • Babel 17 di Samuel R. Delany: i molti piani del linguaggio

Le Sculture di Marc Welder

Le Sculture di Marc Welder

#Tag

Blade Runner cancro nanomeccacnico Capolavoro cinema fantascienza cinema horror clive barker Cronache Di Un Sole Lontano Del Toro Derry distopia diversi elettronica fanta-horror Fantascienza fantascienza distopica Film Heavy Metal Horror Humandroid industrial Industrial Metal IT John Carpenter Libri di Sutter Cane Lovecraft Marc Welder Metallo Urlante mostri Musica Necromeccanica Neil Blomkamp neil gaiman Nine Inch Nails Pennywise Post-Cyberpunk Racconti Ridley Scott Rock & Metal in my Blood Romanzi di Sutter Cane Romanzo Stephen King Sutter Cane Tu leggi Sutter Cane Valerio Evangelisti Vampiri

Articoli

  • Gennaio 2023
  • Agosto 2022
  • Maggio 2022
  • Aprile 2022
  • Marzo 2022
  • Febbraio 2022
  • Dicembre 2021
  • Novembre 2021
  • Gennaio 2018
  • Ottobre 2017
  • Maggio 2017
  • Aprile 2017
  • Dicembre 2016
  • Ottobre 2016
  • Luglio 2016
  • Maggio 2016
  • Aprile 2016
©2023 Marc Welder | Design: Newspaperly WordPress Theme
We use cookies on our website to give you the most relevant experience by remembering your preferences and repeat visits. By clicking “Accept All”, you consent to the use of ALL the cookies. However, you may visit "Cookie Settings" to provide a controlled consent.
Cookie SettingsAccetta
Manage consent

Privacy Overview

This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary
Sempre abilitato
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Non-necessary
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.
ACCETTA E SALVA